Foto 1. La natura di Fosso Grande
Il 19 febbraio alcuni articoli di giornale e un servizio del TGR Abruzzo riportavano l’appello allarmato degli amministratori comunali di Spoltore, Montesilvano e Pescara che lamentavano lo stato dei fossi Grande e Mazzocco, infestati da vegetazione e rifiuti e quindi bisognosi di urgenti interventi di manutenzione. Ci preme ricordare che i famigerati “fossi” altro non sono che quei torrentelli collinari di acqua un tempo potabile, quindi addirittura venerati dai nostri antenati pagani come ninfei (vedi Fonte Barco alla sorgente del Fosso Grande), che oggi scorrono il più delle volte in aree degradate dall’incuria dell’uomo e delle stesse amministrazioni comunali che nel loro alveo hanno autorizzato interventi urbanistici di ogni tipo, che non vigilano sulle costruzioni e sugli scarichi abusivi e che non contrastano adeguatamente l’abbandono dei rifiuti, finendo per incolpare proprio loro, i fossi, di esistere. Invece, questi corsi d’acqua minori rappresentano l’ultimo rifugio per specie animali e vegetali perseguitate altrove dalla distruzione dell’habitat e corridoi verdi vitali anche per noi umani, che oggi incontriamo difficoltà e rischi a spostarci a piedi o in bicicletta a causa del traffico veicolare. Proprio sulla riva pescarese del Fosso Grande corre una pista ciclopedonale in evidente stato di abbandono. Si sarebbe potuta collegare a valle con quella lungofiume Pescara-Chieti (altrettanto degradata) e a monte con lo splendido centro storico medievale di Spoltore, in un invidiabile percorso ecologico mare-collina, ma purtroppo il collegamento è attualmente impedito dagli edifici che sono stati costruiti nel tratto in cui il Fosso Grande confluisce nel fiume Pescara. A monte sarebbe ancora realizzabile, sebbene il martoriato torrente costeggi l’ex discarica al confine tra i tre Comuni della futura “Grande Pescara”, ovvero la città metropolitana composta dal capoluogo, Spoltore e Montesilvano. Infatti, il Fosso Grande è stato per decenni un’area marginale identificata con la discarica oggi chiusa. Questa triste fama continua a essere alimentata dal diffuso malcostume di abbandonare rifiuti sulle rive del torrente e sul lato delle strade che lo costeggiano e intersecano.
Mappa tratta da Google Earth
Foto 2. Antica Fonte Barco
Foto 3. Storia della Fonte
Foto 4. Pista ciclopedonale abbandonata
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Se guardassero i fossi anche dal punto di vista ecologico, gli amministratori locali scoprirebbero un valore sconosciuto ma essenziale, manifestato dal brulicare della vita, dal cinguettio degli uccelli al gracidare delle rane, fino alla presenza sempre meno elusiva di volpi, tassi, caprioli, cinghiali e lupi, senza paragonarla a calamità naturali, come è recentemente accaduto sulla pagina Facebook del consigliere regionale Antonio Blasioli, che ha messo in relazione un video che ritraeva un paio di esemplari di lupi all’interno del perimetro dell’ex discarica con l’attuale crisi sanitaria (e ambientale) provocata dal Covid-19. In merito a quest’ultima uscita, rincuora sottolineare che i commenti degli utenti sul profilo del personaggio politico sono stati perlopiù positivi nei confronti dei lupi, specie protetta dall’ordinamento italiano ed europeo.
Quando finirà la pandemia, terremo a mente l’insegnamento che la natura ci sta impartendo, ovvero la necessità di tutelare le aree naturali per il benessere degli ecosistemi e di noi stessi, o inquineremo e consumeremo con rinnovato vigore per recuperare e sostenere la ripresa dell’economia?
Foto 5. Fosso Grande tra Spoltore e Pescara
Screenshot dalla pagina del consigliere Antonio Blasioli
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L’invocata Grande Pescara sarà uno strumento per tutelare le aree naturali residuali dei tre Comuni interessati, oppure un pretesto per rimettere mano ai piani regolatori e soffocarle sotto una colata di cemento resa ecologica solo dalla mera retorica progressista e ambientalista di chi concepisce i parchi pubblici come giardini d’asfalto e cemento con qualche rara aiuola per abbattere i costi di manutenzione del verde?
La soluzione agli allagamenti è aggravare la regimazione dei fiumi con argini di cemento o piuttosto dedicare spazi verdi alla loro naturale espansione in caso di piena?
L’associazione Paliurus è promotrice di un modello: il Cammino dell’Adriatico, un percorso che intende riscoprire i valori storici, culturali e naturalistici della costa adriatica. Il sistema di valli fluviali a pettine che lo intersecano consentirebbe di inserirlo in un’unica rete di antichi sentieri che collegherebbero la costa con l’entroterra.
Gli amministratori dei Comuni abruzzesi sapranno replicare questo modello?
Le risposte alle domande precedenti dipendono anche dalla consapevolezza di noi cittadini che la difesa della salute umana è connessa strettamente con la tutela della biodiversità e degli habitat naturali.
Foto 6. Discarica lungo Fosso Grande
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Foto 7. Ultime zone non ancora urbanizzate