Provocatoriamente in un nostro articolo dello scorso 12 maggio dal titolo “Distanziamento ambientale ai tempi del coronavirus” avevamo proposto di chiudere al turismo di massa alcune zone dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano, come la spiaggia della zona “B” di “riserva generale”. L’ipotesi non sarebbe stata né un capriccio da ambientalisti intransigenti né un auspicio di una élite snob e aristocratica. Il suggerimento era rivolto agli enti gestori del nostro territorio semplicemente per dimostrare una coerenza attesa sulle azioni di tutela e valorizzazione poste alla base di un’area protetta e per cogliere l’occasione di dare ordine alle cose viste le imposizioni dei protocolli di sicurezza dettati dall’emergenza del Covid-19. La realtà ordinaria delle cose non ha tardato a manifestarsi: nella giornata di ieri (2 giugno) l’arenile della zona B dell’Area Marina Protetta a Pineto è stato occupato in maniera incontrollata dai bagnanti, con ombrelloni e perfino gazebo, in barba all’ordinanza sindacale che fino al prossimo 7 giugno vieta espressamente l’apertura alla balneazione nelle spiagge libere. Con Capitaneria e Polizia Locale a loro dire impotenti.
Sappiamo bene come le poche nidificazioni di Fratino (Charadrius alexandrinus) che continuano a esserci in questa zona, fortunatamente ancora ospitale per questa specie da proteggere perché in rarefazione sui nostri litorali, siano continuamente minacciate da tante avversità, naturali e dovute all’uomo. Ma ciò sembra non interessare a chi ha in mano gli strumenti, anche straordinari, e non combatte per far sì che turismo sostenibile e ambiente non siano più parole vuote, ma sfide concrete e attuabili senza timori.
Spiaggia della zona B dell'AMP Torre del Cerrano, Pineto (TE), 2 giugno 2020 [foto di ALberto Miccadei]